Autori

Spinoza: ‘sapere’ e ‘credere’

Uno sguardo alla situazione attuale

Nella cultura cristiana –in particolare cattolica– si è ritenuto pacifico, almeno dall’Alto Medioevo in poi, che la sequela di Cristo fosse prima di tutto ed essenzialmente accettazione fiduciosa della sua rivelazione su Dio, sull’uomo e sulla storia. E che solo dall’accettazione di tanto autorevoli informazioni meta-fisiche (in parte raggiungibili dal retto uso della ragione, in parte eccedenti qualsiasi potenzialità intellettuale naturale) potesse/dovesse derivare una prassi di servizio solidale. La convinzione che la dottrina fondasse la pratica era talmente radicata da giustificare la più severa repressione dell’eresia: come fidarsi del comportamento quotidiano, concreto, effettivo di uno … Continua a leggere »

Giovanni Gentile e la scuola italiana

Giovanni Gentile fu il filosofo-pedagogista che maggiormente ha influenzato la realtà della scuola italiana nel secolo XX e in questo esordio del successivo: le Ministre Moratti e Gelmini hanno ripreso, più o meno esplicitamente, l’archetipo gentiliano. L’entità degli effetti si vedrà fra non molto.

Di tale ripresa si possono focalizzare tre motivi:

  1. Gentile è l’autore dell’unica riforma integrale ed epocale che vi sia stata nella scuola italiana durante il secolo scorso.
  2. Molti aspetti della mentalità gentiliana (più ancora che del pensiero filosofico e pedagogico: il riferimento è soprattutto nel perdurare del modello di insegnante che Gentile configurò nei suoi scritti
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Mere Christianity: conversando con C.S.Lewis

Dal 1942 al 1944 C.S.Lewis (1898-1963) tenne una serie di conversazioni radiofoniche sul cristianesimo e la sua essenza, o meglio, come dice lo stesso titolo del libro edito nel 1952 che le riunì tutte ampliate e riviste, “sul cristianesimo così com’è”, mere christianity1. L’intervento di Lewis sulla religione cristiana non appare legato a un intento didattico-pedagogico o catechetico, anzi, come dice l’Autore, mosso dal progetto di illustrare «le convinzioni che sono state comuni in ogni tempo a quasi tutti i cristiani» (p.12); di presentare «un cristianesimo consensuale, comune, centrale, un cristianesimo ‘puro e semplice’» (p.15). Per raggiungere quest’obiettivo … Continua a leggere »

Antonio Calderara, artista e personaggio

Lo si vedeva in via Montenapoleone a Milano, come un signore d’altri tempi, dandy di un dandismo particolare, che lo metteva comunque al di fuori dallo schema obsoleto del perdigiorno, Signore borghese a spasso nel centro della città.

Antonio Calderara era anche all’apparenza, classico e trasgressivo al contempo. In inverno, chiuso nel cappotto di cammello a doppiopetto, la zazzera bianca, i baffi risorgimentali. La sua figura era completata da un bassotto in tinta al cappotto. Entrava nelle gallerie, allora tutte concentrate nelle vie del centro, con il suo elegante accompagnatore, una virgola. All’angolo di via Rossini con via S.Spirito c’era … Continua a leggere »

Arnold Gehlen, natura e istituzioni

Arnold Gehlen (1904-1976) è convinto che una scienza dell’uomo, nel significato più ampio e insieme rigoroso, sia possibile. Tale scienza ha tra i suoi compiti quello di oltrepassare le diverse forme di dualismo, le vuote dicotomie di corpo e anima, materia e spirito, valutando il pensare e la fisicità «come reciprocamente presupponentesi e inclusi l’uno nell’altro» (US, § 1, 14)1. Anche la naturalità e la tecnicità dell’essere umano appaiono per ciò che davvero sono: la stessa struttura declinata in forme diverse. L’uomo è infatti tecnico per essenza, è un essere culturale che trova nell’artificio, nella formalizzazione, nello iato … Continua a leggere »

Diacinto Cestoni
Uno speziale sei-settecentesco tra invisibilità e riscoperta storiografica

Il caso di Diacinto Cestoni (1637-1718) appare esemplare rispetto al fine di valutare e comprendere ragioni, forme e caratteristiche degli spazi di invisibilità nel dibattito naturalistico italiano da metà Seicento sino all’istituzionalizzazione delle scienze della vita all’inizio dell’Ottocento. Un primo dato evidente è l’invisibilità storiografica di Cestoni. A tutt’oggi la sua figura è stata fatta oggetto di un profluvio di scritti eruditi volti a valorizzarla come gloria locale o composti da studiosi dediti alla professione medica o a scienze affini, cultori dilettanti della storia della propria disciplina, che ne hanno compreso, alla luce delle proprie competenze, l’originalità scientifica, ma che … Continua a leggere »

Michele De Tommaso
Filosofo, scienziato, architetto

Con la considerazione, sempre più insistita, dell’importanza di meglio sviluppare gli studi storici nel vissuto dei contesti territoriali, coniugando la scansione dei grandi eventi con le peculiari vicende della storia locale, una figura come quella di Michele De Tommaso risulta davvero emblematica di quanto era solito sostenere Franco Venturi a proposito della inseparabilità delle radici locali e delle più importanti idee maturate sotto il cielo d’Euaropa tra Sette e Ottocento.

Venuto in Liguria nel 1794 da rifugiato per scampare alle persecuzioni borboniche, egli, tolti alcuni periodi di assenza forzata, trascorse il resto della sua vita -più di trent’anni- tra Oneglia … Continua a leggere »

Elias Canetti, il nemico della morte

Una mostra allestita nel 1995-1996 al Beaubourg aveva come titolo Elias Canetti,  l’ennemi de la mort. Una inimicizia che parte tuttavia dalla constatazione, fredda e insieme partecipe, che la volontà di morte «si trova davvero ovunque, e non è necessario scavare molto nell’uomo per trarla alla luce»1. L’indagine condotta da questo scrittore indefinibile -narratore, filosofo, sociologo, antropologo?- sulla potenza delle forze che guidano gli esseri umani è un tentativo di spiegare la vita che è destinata a finire e la morte che ci deve trovare vivi. Una lucidità assoluta guida Canetti in quel «mondo senza testa» nel … Continua a leggere »

Lo storicismo di Wilhelm Dilthey

Wilhelm Dilthey (1833-1911) fu tra i maggiori esponenti dello ‘storicismo tedesco’, movimento che in Germania, più o meno a partire dalla metà dell’Ottocento, aveva inteso riflettere sulla storia e sulle scienze umane ( o dello spirito). Il problema centrale era riconoscere la possibilità di una fondazione autonoma delle Geisteswissenschaften che, senza essere meno rigorosa rispetto a quella delle Naturwissenschaften (allora dominante, specie in ambito positivistico), ne salvaguardasse l’ineludibile specificità1.

Al presupposto relazionale costituito dall’interazione soggetto-oggetto, cifra di una determinata e ben radicata impostazione gnoseologica, si doveva sostituire quello, assai più dinamico, rappresentato dal rapporto io-mondo. Senza rinunciare alla … Continua a leggere »

Gilbert Ryle, un comportamentista?

Nel secondo dopoguerra la filosofia della mente uscì dal suo periodo d’ombra con la Scuola di Oxford, dove già dagli anni Trenta si avvertiva forte l’influenza del secondo Wittgenstein. Il tentativo di superare il dualismo cartesiano aveva infatti fatto arenare gli studi filosofici in argomentazioni spesso sterili che avevano portato persino Russell a ironizzare sulla staticità involvente degli indirizzi.

Nel 1949, Gilbert Ryle (1900-1976), tra i maggiori esponenti della Scuola di Oxford, pubblicò The concept of mind. Con Ryle la riflessione analitica incentrata sullo studio del linguaggio ordinario si ampliò, partendo da esso, verso un’analisi più articolata della filosofia della … Continua a leggere »

Accedi | Gestione | Alberto G. Biuso e Giusy Randazzo © 2010-2023 - Periodico - Reg. Trib. Milano n. 378 del 23/06/2010 - ISSN 2038-4386 -

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