Autori

Whitehead

 

Questo articolo intende essere soltanto un testo di servizio per introdursi a una filosofia tanto originale quanto complessa e linguisticamente strabordante. Ho cercato dunque di dare quanto più possibile la parola ad Alfred North Whitehead ma anche di rendere questa parola comprensibile sullo sfondo della storia della metafisica nella quale si colloca, nella quale intende collocarsi. Le citazioni da Whitehead sono tratte tutte dall’edizione di Processo e Realtà pubblicata da Bompiani con testo a fronte1. La prima parte della citazione è in inglese, segue la traduzione italiana, chiusa dal numero di pagina dove compare il testo originale.… Continua a leggere »

Proust scienziato del divino. Prolegomeni a una lettura teologica della Recherche

 

Es ist Zeit, daß der Stein sich zu blühen bequemt,
daß der Unrast ein Herz schlägt.
Es ist Zeit, daß es Zeit wird.
Es ist Zeit.1

Il titolo che ho deciso di assegnare a questa indagine parrebbe preludere a una riflessione impossibile: che uno scrittore, benché tra i più grandi di sempre come Proust, possa essere considerato una sorta di scrutatore del divino, di teologo inconsapevole, possessore di un’identità il cui riconoscimento nell’opera sarebbe una forzatura bell’e buona. Dal mio punto di vista, giacché è un punto di vista teoretico, le cose non stanno così. Voglio sostenere, infatti, … Continua a leggere »

Un Parmenide epistemologo?

 

Una filosofia come quella di Parmenide, così totalizzante, avvolgente, risolutiva delle contraddizioni dolorose del mondo, può costituire una tentazione teoretica che illude sulla soluzione dei molti enigmi che ogni riflessione coglie nella realtà. È quello che sembra essere accaduto anche al curatore di questa ricca edizione di ciò che rimane del poema di Parmenide – 160 esametri su almeno un migliaio –, filologo di grande competenza e studioso attentissimo dei versi e della tradizione eleatica. Cerri è convinto, e spesso ripete, «che nessun critico moderno sia finora riuscito a comprendere il pensiero di Parmenide. Nessuno, né filosofo o storico … Continua a leggere »

Oscar Wilde

 

Non doveva più credere a nessuna speranza, ma prevenire ogni dolore accettandolo e divorandolo nell’isolamento. Considerarsi sempre in carcere.1

 

[…] und gewaltt über
Den Menschen hat, statt anderer Gottheit, sie,
Die allvergessende Liebe.2

La gioia come comprensione del dolore

Inizialmente questo doveva essere un testo diverso. La domanda che mi ero posto era: com’è possibile comprendere il male che subiamo e che affolla la mente sotto forma di affetti, passioni, idee confuse e scomposte, e una volta compreso trasformarlo in conoscenza per ricavarne gioia? In prima battuta bisogna anzitutto capire cosa sia questo male, forse lo scoglio più … Continua a leggere »

Ovidio

 

Un Trionfo del Tempo sono le Metamorfosi di Ovidio1. Sono anche tale trionfo. Questo libro fondamentale della cultura europea è infatti un’enciclopedia del mito e della storia, della vicenda umana nel Mediterraneo antico e delle passioni che sempre e ovunque accompagnano e costituiscono gli umani. Passioni narrate ancor prima che cantate.
Ovidio ha infatti scritto un romanzo, il primo romanzo dell’Occidente. Un romanzo libero dalla psicologia, un romanzo che narra in modo insieme oggettivo e fantastico gli eventi più vari, il più imprevedibile divenire. Medea, ad esempio, parla con se stessa facendo emergere un conflitto di tendenze … Continua a leggere »

Ludwig van Beethoven

 

Et pour ce sourd total, comme la perte d’un sens ajoute autant de beauté au monde que ne fait son acquisition, c’est avec délices qu’il se promène maintenant sur une Terre presque édénique où le son n’a pas encore été créé.1

Beethoven è, prima di tutto, grandezza. È la potenza del suono, della materia che l’immaginazione artistica sa plasmare, dello spirito del mondo che assale il vivente e il pensatore. È un’interrogazione continua sui motivi di tale potenza, su come si possa riuscire a sopportarla ed eventualmente a dominarla. D’altra parte: «L’interrogare è la sola maniera legittima … Continua a leggere »

Giovanni Gentile

 

Un trionfo della soggettività?

Le parole di modestia che Giovanni Gentile formula nella prefazione del 1920 al suo capolavoro non costituiscono un’affermazione di circostanza ma sono già parte coerente del sistema: «Ogni libro è via, e non mèta; vuol essere vita, non morte. E finché si vive, convien continuare a pensare» (TS, 75). L’attualismo è anche e specialmente questo già e non ancora, è una tensione verso un assoluto fuori dal tempo e fondante il reale che però si dispiega tutto nell’atto temporale del suo farsi. È, questa, una delle più feconde contraddizioni non di Gentile soltanto ma … Continua a leggere »

Empedocle di Akragas

 

Introduzione

Giorgio Colli sostiene che la filosofia, in quanto amore del sapere, non è aspirazione a una sapienza di là da venire, ma tendenza verso un’età già tramontata: quella dei sapienti, sophoi. Da Platone in poi, insomma, altro non è possibile che divenire philo-sophoi, aspiranti sapienti1.

La sapienza, quando era ancora possibile possederla, era pur sempre divina. I sophoi avevano accesso alla parola del dio o meglio sapevano ascoltare, interpretare e riferire la lingua divina col favore delle Muse. Ciò era possibile perché i sophoi erano gli unici esseri viventi veramente mondati, purificati dalle debolezze … Continua a leggere »

Giovanni Verga

L’arcaismo, il caos, la potenza senza scopo della natura. Sono anche questi gli elementi che plasmano la Stimmung dei siciliani, i loro sentimenti, al tempo di Verga come nel nostro. In Verga essi si esprimono nella particolare tonalità di una razionalità positivistica che si coniuga all’assurdo metafisico, che osserva come «tutte le cose umane dànno una mano alla ragione e l’altra all’assurdo» (La cosa del diavolo, 15) 1, che «la verità…la verità…Non si può sapere la verità» (Il peccato di donna Santa, 697), sino a generare «uno sconforto amaro, un senso desolato del nulla d’ogni … Continua a leggere »

Pavese pagano

 

Cesare Pavese sa che «quando un dio avvicina un mortale, segue sempre una cosa crudele»1 perché il dio è la morte che segue alla vita, è il nulla che la precede, l’accompagna e la chiude. Ed è anche la pienezza del tempo, che i mortali sono capaci di vivere come αἰών -«Ciò ch’è stato, sarà» (77)-, come χρόνος-«Il passato non torna. Nulla regge all’andare del tempo» (103), come καιρός -«Immortale è chi accetta l’istante. Chi non conosce più un domani» (101).
In tale fluire e potenza del tempo, i mortali sono intrisi di desideri che gli dèi si … Continua a leggere »

Accedi | Gestione | Alberto G. Biuso e Giusy Randazzo © 2010-2023 - Periodico - Reg. Trib. Milano n. 378 del 23/06/2010 - ISSN 2038-4386 -

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