Recensioni
Il linguaggio e la mente
Il linguaggio non è una facoltà. Il linguaggio è lo stesso umano nella potenza del suo stare al mondo e comprenderlo. Com’è possibile che da organi non molto diversi rispetto a quelli di altri primati, da forme di socializzazione analoghe, nasca la magnificenza delle parole e dei significati? Come è stato possibile «costruire grammatiche generative che “fanno un uso infinito di mezzi finiti” e che esprimono la ‘forma organica’ del linguaggio umano, “questa meravigliosa invenzione -secondo le parole della Grammaire di Port-Royal- di comporre con venticinque o trenta suoni questa infinita varietà di parole, che, pur non avendo in … Continua a leggere »
Immota manet
Il prima e il poi non sono semplici avverbi temporali ma l’andamento proprio del tempo che è nell’essere delle cose e dei loro stati. Modi di riferimento che preservano anche l’adesso smuovendolo dalla fissità che taluni vorrebbero rintracciare nell’istante. È impossibile viverlo come minuscola quantità irreprensibile al divenire. Esso è il divenire stesso. E contiene il prima e il poi, senza dubbio. E chi ne coltivasse qualcuno dovrebbe confrontarsi con certe fotografie che non sono eternità d’istante, ma sua eternizzazione ovvero realizzazione dell’eternità del καιρός, operazione all’apparenza impossibile. I nostri occhi ci impediscono di fermarlo perché il … Continua a leggere »
Democrazia e cultura umanistica
I molteplici dubbi ed enigmi che la civiltà tecnologica contemporanea suscita riguardano la vita concreta di ciascuno di noi. Un’adeguata consapevolezza critica di ciò che sta avvenendo è dunque più che mai urgente; si assiste, invece, a una “scientifica” distruzione della creatività, dell’immaginazione, della soggettività di un’umanità che diventa sempre più esecutrice passiva di decisioni prese da chi esercita il potere sostenendo che le tecniche e i saperi sono espressione del vero e che le verità, in quanto tali, non possono essere oggetto di discussione né espressione di opinioni.
Questo volume di Marta Nussbaum esprime bene l’esigenza della riscoperta … Continua a leggere »
Arcimboldo
Nei modi suoi propri -e quindi palesi, visibili, materici- l’arte figurativa è sempre stata compagna delle grandi narrazioni filosofiche, religiose, scientifiche. C’è un artista che di sé e della propria opera ha fatto un’espressione tra le più riuscite e originali di questo incrocio di forme estetiche e concettuali: Arcimboldo. Nato a Milano nel 1526, fu tra i protagonisti della vita di corte degli Asburgo a Vienna e soprattutto a Praga, prima di tornare nella sua città, dove morì nel 1593.
Il XVI secolo è quindi il tempo di questo artista visionario, lieve, ironico, che due autoritratti descrivono compiutamente. Il primo … Continua a leggere »
Pagliacci
A Genova l’orchestra del Teatro Carlo Felice è senza dubbio un fiore all’occhiello della città. Per quanto retorico possa apparire, è bene ricordare che la musica non ha nulla di strumentale. Non è a servizio di qualcosa. È forse, tra tutte le arti, la meno asservita alla funzione e alla forma. È libera e rende liberi attraverso la sospensione catartica di ogni esistenziale. Abilità e conoscenza musicale non bastano affinché il ritmo, l’armonia, la melodia e il loro rapportarsi geometrico possano dare tanto. È necessario quell’in più che fa del musicante un musicista e che non è classificabile se non … Continua a leggere »
Habemus Papam
Il collegio cardinalizio, il club più esclusivo del mondo, è composto da un centinaio di vegliardi che vivono il proprio momento di gloria a ogni morte di papa, quando questo gruppo di persone è chiamato a eleggere il nuovo pontefice. L’intero pianeta politico e mediatico si mobilita in tale occasione. L’antico rito delle schede bruciate dopo ogni tornata di voto -fumata nera, fumata bianca- si ripete e viene registrato dalle televisioni di tutto il mondo. Ma che cosa accade? Accade che allorché il cardinal Bollati annuncia l’Habemus Papam il neoeletto ancora non apparso ai fedeli comincia a urlare, fugge, … Continua a leggere »
Finale di partita
Ci è pur sempre concesso di dare un significato alla nostra vita. Almeno in teoria. Il nostro ridere e piangere, che non ha più nulla né di eroico né di sublime, si è stancato di combattere con i possibili nomi da dare alle cose. Così, finiamo per sovraccaricare di significato le cose stesse o, occasionalmente, ricordare quelle passate e sperare in quelle future. Samuel Beckett ci parla della verità senza schermi né dolcificanti, attribuendo ai suoi personaggi disillusi e a tratti monotoni i colori spenti della quotidianità. Che si tratti dell’estenuante attesa di Aspettando Godot, dell’esasperato sentimento del niente … Continua a leggere »
L’amore, la guerra
La più grande tra le passioni -l’amore- è una forma di guerra mortale fra i sessi, più simile all’odio che all’amicizia. Questa la tesi di La Rochefoucauld, che Nietzsche e Strindberg faranno propria: «non c’è passione dove l’amore di sé domina così potentemente come nell’amore; e si è sempre più disposti a sacrificare la tranquillità di chi si ama che a perdere la propria»1. Due testi messi di recente in scena al Piccolo Teatro di Milano sembrano confermare questa intuizione.
Nel silenzio delle sale si aggirano leggendo i nomi sulle superfici. Superfici di che cosa? Sembra un museo … Continua a leggere »
Arcimboldo, retore e mago
Roland Barthes individua nella pittura di Arcimboldo (1526-1593) una somiglianza con la struttura del linguaggio. Così come nel linguaggio il discorso si articola in parole e queste, a loro volta, si scompongono in fonemi insignificanti, nei quadri dell’artista rinascimentale milanese è possibile individuare la stessa costruzione, che dal senso giunge alla figura, a sua volta scomponibile in elementi primari, i quali però, a differenza dei fonemi, hanno un significato. Le somiglianze non finiscono qui, poiché Arcimboldo è anche un retore, secondo Barthes:
«Una conchiglia sta per un orecchio: è una Metafora. Un ammasso di pesci sta per l’Acqua (dove … Continua a leggere »
Rivista Internazionale di Filosofia e Psicologia
La pubblicazione di una nuova Rivista scientifica è sempre un segnale positivo per il sapere e per l’intera società civile. Tanto più lo è in tempi nei quali le istituzioni mostrano assai più che indifferenza verso la ricerca, mostrano autentico disprezzo. Se all’ignoranza dei ministri la “cultura” appare indigesta, molti altri per fortuna senza di essa morirebbero di fame. La nuova Rivista Internazionale di Filosofia e Psicologia offre al corpomente un nutrimento differenziato e di qualità.
«Tutta la storia della tecnica e della cultura sarà, secondo una bella espressione sloterdeijkiana, un’uterodicea, un tentativo di ricreare il sempre perduto … Continua a leggere »