Recensioni
Le armi, la morte
Nel 2010 il Piccolo Teatro di Milano ha rappresentato due testi del drammaturgo svedese Lars Norén (1944). Il primo è Dettagli, spettacolo non del tutto riuscito. Molto diverso è 20 novembre, interpretato e messo in scena da Fausto Russo Alesi che si muove da solo nello spazio aperto e insieme claustrofobico dentro il quale un timer segna l’avvicinarsi della morte e dieci manichini simbolizzano la non-parola che ha contribuito all’esito tragico della vita di Sebastian Bosse.
È infatti di questo diciottenne che il testo di Norén parla. Il 20 novembre del 2006 Bosse entra nella sua scuola di … Continua a leggere »
Cassandra
Finalmente, dopo circa un secolo di assurdo ostracismo, torna in Italia Cassandra, dramma musicale di Vittorio Gnecchi e Luigi Illica. Ed è il teatro Massimo Bellini di Catania a strappare dall’oblio quest’opera, da sempre al centro di spiacevoli querelle, e a riproporla in una prima assoluta integrale in tempi moderni come grande evento di apertura della nuova stagione lirica invernale.
L’opera di Gnecchi trae spunto dalla prima tragedia dell’Orestea di Eschilo e narra della morte del re greco Agamennone per mano della moglie Clitemnestra e del suo amante Egisto. L’allestimento della regia di Gabriele Rech, grazie a un … Continua a leggere »
Oltre la morte?
Le persone che più amiamo, quelle senza le quali è impossibile pensarci vivi, sereni. Il vincolo biologico, psichico, relazionale, quotidiano che a loro ci lega in un nodo indissolubile dentro il quale noi siamo una parte, come una parte è l’altro, sono gli altri. E quanto più giovani siamo e sono coloro che amiamo, tanto più illimitata ci appare la vita in loro compagnia.
All’improvviso, però, può accadere. In una giornata qualsiasi, mentre Jason -11 anni circa- va a prendere qualcosa in farmacia per la madre, un camioncino lo investe. Marcus, suo inseparabile gemello, non può accettare la morte del … Continua a leggere »
You don’t know Jack
You don’t know Jack –che verrà trasmesso su Sky in Primavera- ripercorre la storia del medico statunitense di origine armena Jack Kevorkian (1928), soprannominato “il dottor Morte” per la sua attività a favore dell’eutanasia.
Quali sarebbero i vostri pensieri se qualcuno sostenesse che la schiavitù è un fatto del tutto naturale e chi la combatte mette a rischio la struttura sociale? Che il geocentrismo è una verità stabilita dalle più antiche scritture umane e i suoi avversari vanno messi in galera? Che le donne sono biologicamente e culturalmente inferiori agli uomini? Che bisogna praticare gli interventi chirurgici senza alcuna anestesia … Continua a leggere »
La fine di tutto
Un vuoto quasi perfetto. Questo è l’universo che conosciamo e nel quale abitiamo. Uno spazio gelido e buio, «composto per il 74 per cento di energia oscura, per il 21 di materia oscura e per il 5 di materia ordinaria», dentro la quale il materiale che compone le stelle non va oltre lo 0,5 per cento dell’intero cosmo (p. 270). È da questo vuoto che è venuto ciò che chiamiamo “vita” e da questo vuoto verrà la distruzione, o attraverso l’evento traumatico dell’impatto di un asteroide o di una cometa con la superficie terrestre oppure, in ogni caso, con lo … Continua a leggere »
Morte del libro?
Nella mia lunga carriera di operaio, tipografo e fotocompositore, incontravo ogni tanto qualcuno che aveva deciso di scrivere e stamparsi un libro, il proprio libro. Ricordo con affetto un’anziana maestra in pensione, il suo bel libretto dalla copertina nera, con su scritto semplicemente «Ricordi di scuola». Era una rassegna di oltre cinquant’anni di ricordi, senza particolari velleità artistiche, ma decisamente interessante e sincero. E perché poi un libro? Perché mai spender soldi per stampare un libro che avrebbe avuto al massimo qualche decina di lettori?
Sono convinto che per molti un libro abbia comunque una dignità particolare, come un oggetto … Continua a leggere »
Che cosa vuol dire morire
«Siamo così impreparati di fronte alla morte che l’unica risposta che la nostra cultura ipertecnologica sa offrirci è fingere che non esista. Ma è una scommessa: in pochi avranno la fortuna di varcare la porta a occhi chiusi, con passo leggero e svelto. E gli altri? Costruire una nuova cultura della morte, che non sia dominio esclusivo della medicina né rimozione di un evento inevitabile, è l’unica strada possibile. Di più: è un compito di cui essere all’altezza. Per questo è necessario che la filosofia scenda in campo e faccia la sua parte» (p. VIII). Sulla base di questa convinzione … Continua a leggere »
Amore e morte
Lev Nikolaevič Tolstoj e Thomas Mann, rispettivamente in La morte di Ivan Il’ič e La morte a Venezia, affrontano il tema del morire da due prospettive differenti, quella di Ivan Il’ič, che lo vive con orrore confrontandosi con la verità del suo vissuto, e quella di Gustav von Aschenbach, che corre incurante verso la morte, placando la follia di Eros, restituendolo all’imperturbabilità che aveva contraddistinto la sua vita. Due visioni filosofiche che non sono risposte definitive al tema trattato, ma viaggio lucido e disincantato dentro l’animo di chi scopre che la morte –di solito degli altri- adesso lo … Continua a leggere »
Dalì. L’esattezza della mente
Che cosa accade quando sogniamo? Il mondo comincia a diventare liquido, i legami a sciogliersi, gli eventi a penetrare l’uno nell’altro come se la materia fosse aria, colore, forma e la sua sostanza si disvelasse finalmente per quello che è: illusione. Dalì ha dipinto anche questo farsi sogno del mondo e lo ha fatto con una consapevolezza che nulla -davvero- ha del sognare. Dalì intendeva «contribuire all’assoluto discredito del mondo reale» raffigurando con esattezza i pensieri, le euforie, i ritmi, la morte. Dipingendo il tempo, coi suoi orologi liquidi, deformi, -quelli che compaiono ne Il giardino delle ore (1981) … Continua a leggere »
The Last Station
Ogni scrittore sa che nel momento in cui la sua opera è compiuta non è più sua ma di ogni lettore. Questo vale soprattutto per i romanzieri, creatori di esistenze che a volte diventano veri e propri paradigmi di vita del tutto affrancati dalla paternità. Il respiro di chi le ha plasmate rimane sullo sfondo o talora scompare del tutto. In rarissimi casi avviene l’inatteso: il creatore supera la creatura e diviene egli stesso personaggio principale. Questo accade quando il messaggio, che corre trasversalmente a ogni storia, lascia la pagina scritta e vola, amplificandosi senza indebolirsi, come un’eco persistente, breve … Continua a leggere »