Cassandra

Di: Rita Cocuzza
4 Febbraio 2011

Finalmente, dopo circa un secolo di assurdo ostracismo, torna in Italia Cassandra, dramma musicale di Vittorio Gnecchi e Luigi Illica. Ed è il teatro Massimo Bellini di Catania a strappare dall’oblio quest’opera, da sempre al centro di spiacevoli querelle, e a riproporla in una prima assoluta integrale in tempi moderni come grande evento di apertura della nuova stagione lirica invernale.

L’opera di Gnecchi trae spunto dalla prima tragedia dell’Orestea di Eschilo e narra della morte del re greco Agamennone per mano della moglie Clitemnestra e del suo amante Egisto. L’allestimento della regia di Gabriele Rech, grazie a un abile lavoro di luci (Giuseppe Di Iorio) e alla complicità dei costumi (Sandra Meurer), gioca su più piani d’azione e su un’alternanza di classicità, modernità e simbolo che non sempre convince ma che a tratti stupisce positivamente creando momenti di grande impatto emotivo.
Il coro è collocato sopra la scena per lasciare che l’attenzione si concentri sullo svolgimento del dramma familiare, anche se rimane una presenza costante conservando quel ruolo dominante che gli aveva dato Gnecchi come espressione della voce multanime del popolo. Entriamo nell’opera. Un vigoroso gesto orchestrale introduce il coro delle Eumenidi, dalla platea giunge il Prologo personificato da un baritono (Nicola De Michele) il quale annuncia l’imminente tragedia. La prima scena si apre alle porte del palazzo reale di Micene, la guerra di Troia è finita, Agamennone sta per tornare in patria. Il coro invoca la pace, a esso si uniscono le voci degli eroi di guerra, fieri della loro morte in battaglia; è una scena di grande intensità: le coefore innalzano le immagini dei caduti in guerra della Nuova Italia, affrancando quel canto dal contesto spazio-temporale per attualizzarlo e consegnarlo ai giorni nostri. Le luci si accendono poi su Clitemnestra, regina di Micene e sposa di Agamennone. È lei il personaggio principale della vicenda, a differenza di ciò che suggerisce il titolo. Alessandra Casolla, con la sua splendida interpretazione, non avrebbe potuto dare corpo, carattere e voce più azzeccati al personaggio. Immobile, in tunica e clamide rosso porpora, svela immediatamente l’odio per il marito che aveva sacrificato la figlia Ifigenia agli dèi e l’infinito amore per Egisto, cugino e nemico del re. I versi scritti dal grande librettista Luigi Illica sono viscerali, pieni di passione amorosa, di odio, di desiderio di vendetta.

Ed amo Egisto di smisurato amore! / L’amo più che la mia vita, / L’amo come più amar / Non san gli Dei. / Sento che l’amo più che i figli miei! / Ara che m’odi, livida Ara impassibile: / Amo Egisto, / E l’anima trionfa in questa colpa. / Ond’io Agamennone, amante, l’odio! / Ah, l’odio!

Al cospetto della regina appare Egisto (Carmelo Caruso) in tutta la sua ambiguità. Anch’egli odia il re e mira a ucciderlo per vendicare il padre Atreo. Agamennone (John Treleaven) sbarca trionfale in patria in compagnia di una giovane donna, Cassandra, la profetessa figlia di Priamo. I figli della coppia reale, Oreste ed Elettra sono presenti: saranno loro, un giorno, a perpetuare la maledizione che incombe sul popolo degli Atridi giacché Cassandra è il diretto antefatto della storia di Elettra, la quale aiuterà il fratello a vendicare il padre uccidendo la madre Clitemnestra. Il re, dopo aver comandato a Egisto di allontanarsi per sempre da Micene, si ritira nelle sue stanze con la regina mentre i terribili presagi di Cassandra diventano visioni sempre più chiare. Di grande effetto la scena del suo delirio: Cassandra (Mariana Pentcheva) scende in platea cantando con gli occhi stravolti in un costume a corazza, scuro, avvolta da un enorme e luttuoso velo nero e riesce a esprimere, al contempo, gioia per la morte che colpirà proprio colui che ha distrutto il suo popolo, e pietà per quello stesso uomo, ucciso empiamente, a tradimento. Invano Cassandra cercherà di impedire la tragedia: tutto è già scritto, come la sua condanna a non essere mai creduta. Clitemnestra appare con la sua scure sporca di sangue del marito, pronta a uccidere di nuovo. Sarà Cassandra a morire ma non prima di aver pronunciato la sua ultima, tragica profezia.

L’orchestra diretta da Donato Renzetti riesce a condurre pienamente dall’inizio alla fine la complessa partitura dell’opera e ad accompagnare i sentimenti violenti e contrastanti e gli eventi che precipitano velocemente nel tragico e solenne epilogo.
Ospiti d’onore e protagonisti fuori scena della serata sono stati proprio i discendenti di Vittorio Gnecchi, grati al teatro per aver riportato alla luce l’opera rendendo un atto di giustizia a un musicista valido eppure bistrattato in patria, giacché la storia di Cassandra indissolubilmente legata a quella del suo autore è segnata da odiosi intrighi e da sdegnosi e ingiustificati rifiuti tanto assurdi quanto romanzeschi.

E di questa lunga storia vale la pena di rendere qualche cenno attinto dall’avvincente oltre che puntuale monografia pubblicata da Marco Iannelli, Il caso “Cassandra”.Vittorio Gnecchi, una storia del Novecento (Bietti – Società della Critica, Milano 2004). Il musicologo riporta minuziosamente documenti, passaggi importanti, memorie scritte dal musicista che dicono tanto sulla situazione della cultura italiana dal 1861 fino al secondo dopoguerra, situazione in cui un compositore come Gnecchi, dalla fisionomia incompatibile con gli orientamenti ideologici del tempo, non poteva che essere emarginato.
Il 5 dicembre del 1905 Gnecchi, dopo aver superato ostilità, impedimenti e contrasti di ogni genere, riusciva a mettere in scena la sua Cassandra, diretta da Arturo Toscanini, al teatro Comunale di Bologna riscuotendo un buon successo ma anche tante inutili critiche. Nel 1906 Gnecchi offriva affettuosamente a Richard Strauss lo spartito per canto e pianoforte della sua opera e quattro anni dopo, nel 1906, il grande maestro tedesco debuttava con la sua Elektra. Fra le due opere di cui una risultava l’antefatto dell’altra furono rilevate delle palesi analogie non solo nella musica ma anche nel libretto. Un eminente musicologo del tempo, Giovanni Tebaldini, parlò di “telepatia musicale” cercando di eludere il plagio da parte di Strauss. Si accese una interminabile querelle sostenuta da difensori non richiesti dalle parti che molto amareggiò Gnecchi, aristocratico dall’animo mite, artista autentico ma isolato che non godeva di alcuna solidarietà corporativa. Dopo la prima guerra mondiale, negli anni del fascismo la querelle trovò una voce di verità nel libro pubblicato da Francesco Balilla Pratella, Luci ed ombre. Per un musicista ignorato in Italia (De Santis, Roma 1933) in cui veniva illustrata la posizione di Gnecchi, apprezzato dai più autorevoli critici e musicologi italiani e stranieri, ma ignorato dalla sua stessa città, Milano, e anche dal regime. Posizione che non cambiava nel secondo dopoguerra: né gli esponenti democristiani né la sinistra mostrarono un giusto riconoscimento della sua opera che nel frattempo iniziava a essere accolta e apprezzata oltralpe. L’Austria nel giro di poco tempo diventava una patria adottiva e affettuosa che regalava finalmente delle soddisfazioni a Gnecchi, addolcendogli così, negli ultimi anni di vita, la profonda amarezza per l’esilio musicale impostogli dall’Italia.

Oggi, l’Associazione Musicale Vittorio Gnecchi Ruscone sta lavorando per portare a termine le riedizioni di tutte le opere musicali del maestro nella speranza di poterle offrire a teatri e orchestre poiché, come Gnecchi scriveva nelle sue memorie, «per la musica, l’esecuzione è la vita. Un’opera non ha il respiro perenne di un quadro: nascosta, essa è polvere»1.

Nota
1 M. Iannelli, Un destino beffardo di nome Cassandra, «Programma di sala», p. 36

Cassandra
Dramma musicale in un prologo e due atti di Luigi Illica e Vittorio Gnecchi,
Musica di Vittorio Gnecchi.
Direttore Donato Renzetti
Regia Gabriele Rech, co-regista Benedikt Borrmann.
Maestro del coro Tiziana Carlini.
Con: Nicola De Michele, John Treleaven, Roman Sadnik, Giovanna Casolla, Alessandra Rezza, Mariana Pentcheva, Anna Maria Chiuri, Carmelo Corrado Caruso, Piero Terranova, Samuele Cozzubbo, Nicola De Michele, Paolo La Delfa, Piera Bivona.

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