Visioni

I Rinascimenti di Bill Viola

 

Perché è così difficile colpire una mosca? La ragione sta nel fatto che questo insetto percepisce il movimento in modo più veloce rispetto ai sensi umani e quindi un gesto che a noi appare fulmineo viene recepito dalla mosca come assai più lento e ha tutto l’agio di spostarsi. Veloce / lento, più veloce più lento. Il movimento non è altro che tempo, come anche la semplice formula v= s/t e le sue varianti dimostrano.
Bill Viola ha intuito il profondo rapporto non soltanto tra tempo e percezione ma ciò che lo sostanzia: la relazione tra temporalità e … Continua a leggere »

Arte e scienza barocche

 

Arte, scienza, libertà

Un dramma è la costante tendenza dei corpi collettivi a imporre una ortodossia e una ortoprassi volte a comprimere, reprimere, controllare, sopire e troncare, troncare e sopire quanto la fantasia, l’intelligenza e la libertà costantemente generano dentro le collettività umane. La fantasia, l’intelligenza e la libertà che dentro tali collettività gli individui più dotati di talento sanno esprimere, inventare, difendere, generare, diffondere. La tendenza securitaria dei gruppi umani è invece quella di chiudersi dentro un recinto ben organizzato di verità e di valori che giudica inevitabilmente pericolosa ogni prospettiva che non si confà ai valori praticati … Continua a leggere »

La paura di essere liberi

 

Piccolo Teatro di Milano – febbraio / settembre-ottobre 2022
M Il figlio del secolo
regia di Massimo Popolizio
tratto dal romanzo di Antonio Scurati
collaborazione alla drammaturgia di Lorenzo Pavolini
scene Marco Rossi
costumi Gianluca Sbicca
luci Luigi Biondi
video Riccardo Frati
suono Alessandro Saviozzi
movimenti Antonio Bertusi
con Massimo Popolizio e Tommaso Ragno
e con (in ordine alfabetico) Riccardo Bocci, Gabriele Brunelli, Tommaso Cardarelli, Michele Dell’Utri, Giulia Heatfield Di Renzi, Raffaele Esposito, Flavio Francucci, Francesco Giordano, Diana Manea, Paolo Musio, Michele Nani, Alberto Onofrietti, Francesca Osso, Antonio Perretta, Sandra Toffolatti, Beatrice Verzotti
produzione Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa, … Continua a leggere »

TITANE. Metamorfosi di carne e metallo per l’Oltre-Umanità

 

Perché Titane al femminile? I Titani nella mitologia greca appartengono alla generazione precedente le divinità dell’Olimpo, nati da Urano e Gea, erano le forze pulsionali e primordiali del cosmo, esiti del χάος prima del κόσμος regolatore, che tuttavia continuava a consentire qualche vitale e divina trasgressione a danno degli umani vieppiù puniti per la loro ὕβϱις a differenza degli dèi. Ebbene la protagonista del film non è una semplice appendice, una Titanide, come venivano appellate le mogli, sorelle, compagne dei Titani; non è nemmeno umana, perché ancora priva di contorni, di forma, di perimetro in grado di contenerne … Continua a leggere »

I corpi di Cattelan

 

Lo Hangar Bicocca di Milano, esempio chiarissimo di archeologia industriale trasformata in spazio artistico, è diviso in quattro grandi luoghi, tre dedicati alle mostre temporanee e uno che ospita I sette palazzi celesti di Anselm Kiefer.
I tre luoghi sono denominati Piazza, Navate e Cubo. Si tratta di spazi enormi, che di solito vengono riempiti in parte con opere e installazioni di ogni genere. Stavolta, però, possono essere goduti nel loro vuoto. Rarefatto è lo scandire del cammino (varie centinaia di metri), impassibile il silenzio, quasi sacro il misto di luci e ombre, che diventa … Continua a leggere »

I corpolori di Maura Canepa

 

Stendersi, alzarsi, muoversi, volgersi, fermarsi, trattenersi, slanciarsi, unirsi. Assembrarsi. Verbi che necessitano di un corpo che vive. Riflessivi che hanno bisogno di un soggetto che è in un qui che non può essere Flatlandia, l’immaginario mondo ideato da Abbot in cui si vive a due dimensioni, in una sorta di grande tela in cui la grammatica dei verbi è confinata a uno spazio piatto. Il mondo che diviene pittura. Con Canepa c’è un rovesciamento. Nella pittura i suoi colori vivono la quadridimensionalità della realtà. La tela non basta, infatti. Diviene un basamento, non uno spazio su cui dipingere, … Continua a leggere »

Il vero prende corpo. Garbolino Rù

A volte sembra che le parole si facciano povere per dire il grande, il bello, il vero, l’autentico dell’artistico. Così ci si avverte inappropriati, inopportuni, incapaci e persino ingrati verso il linguaggio nell’incauto tentativo di ascoltarlo per comprendere come sia possibile che delle opere d’arte possano rappresentare col loro semplice stare l’Arte stessa o ancor di più il Vero. Questa inadeguatezza è nelle parole quando sono maldestramente tessute restituendo un discorso inconsistente, semplice flatus vocis. Le parole infatti sono materia prima del linguaggio. Nello stesso modo il bronzo, l’alluminio, il gesso, il legno, ad esempio, sono sostanza della scultura. … Continua a leggere »

Gabriella Corbo. Il concetto che media

 

Che l’artista guardi oltre e dentro gli enti e produca a partire da un’intuizione estetica che è la fonte produttiva dell’opera che gli appartiene intimamente e con la quale rimane in stretta correlazione, lo aveva ben spiegato Schelling. Nella Filosofia dell’Arte, attraverso l’analisi e la riflessione sull’opera d’arte naturale che proviene direttamente dagli animali, Schelling ritiene che essa ci conduca necessariamente

a riconoscere in tutti i casi d’istinto artistico una certa identità fra i prodotti e i produttori. L’ape produce essa stessa il materiale della sua costruzione; il ragno e il baco da seta estraggono dal proprio interno

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«Devo ricordare»

 

La memoria può essere ripartita in due grandi sezioni: memoria primaria o a breve termine e secondaria o a lungo termine. La prima dura pochi secondi, il tempo –ad esempio- di ripetersi un numero telefonico da trascrivere sulla rubrica (ripasso articolatorio) e a sua volta si suddivide in memoria verbale o fonologica (un suono percepito, una parola ascoltata, una informazione o una cifra letta, che formano il circuito fonologico) e memoria visuospaziale, la quale produce le immagini mentali che continuamente si formano e si dissolvono nella nostra coscienza e il cui flusso forma in gran … Continua a leggere »

«Se ci fosse luce, sarebbe bellissimo»

 

Nei Commentaires sur la Société du Spectacle Guy Debord si occupa ripetutamente delle Brigate Rosse e del caso Moro. Lo sfondo della sua lettura è lo Spectaculaire Intégré, che allora e ancor più oggi s’impone ovunque, perfettamente coeso con ogni forma di discorso pubblico, struttura istituzionale, modo di produzione. Esso si caratterizza per l’effetto combinato di «cinq traits principaux, qui sont: le renouvellement technologique incessant; la fusion économique-étatique; le secret généralisé; le faux sans réplique; un présent perpétuel» (Gallimard, 1988, cap. V, p. 25). Una segretezza generalizzata e il falso senza risposta, un segreto pervasivo diffuso, incompiuto o … Continua a leggere »

Accedi | Gestione | Alberto G. Biuso e Giusy Randazzo © 2010-2023 - Periodico - Reg. Trib. Milano n. 378 del 23/06/2010 - ISSN 2038-4386 -

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