Mostre

I Rinascimenti di Bill Viola

 

Perché è così difficile colpire una mosca? La ragione sta nel fatto che questo insetto percepisce il movimento in modo più veloce rispetto ai sensi umani e quindi un gesto che a noi appare fulmineo viene recepito dalla mosca come assai più lento e ha tutto l’agio di spostarsi. Veloce / lento, più veloce più lento. Il movimento non è altro che tempo, come anche la semplice formula v= s/t e le sue varianti dimostrano.
Bill Viola ha intuito il profondo rapporto non soltanto tra tempo e percezione ma ciò che lo sostanzia: la relazione tra temporalità e … Continua a leggere »

I corpi di Cattelan

 

Lo Hangar Bicocca di Milano, esempio chiarissimo di archeologia industriale trasformata in spazio artistico, è diviso in quattro grandi luoghi, tre dedicati alle mostre temporanee e uno che ospita I sette palazzi celesti di Anselm Kiefer.
I tre luoghi sono denominati Piazza, Navate e Cubo. Si tratta di spazi enormi, che di solito vengono riempiti in parte con opere e installazioni di ogni genere. Stavolta, però, possono essere goduti nel loro vuoto. Rarefatto è lo scandire del cammino (varie centinaia di metri), impassibile il silenzio, quasi sacro il misto di luci e ombre, che diventa … Continua a leggere »

Gabriella Corbo. Il concetto che media

 

Che l’artista guardi oltre e dentro gli enti e produca a partire da un’intuizione estetica che è la fonte produttiva dell’opera che gli appartiene intimamente e con la quale rimane in stretta correlazione, lo aveva ben spiegato Schelling. Nella Filosofia dell’Arte, attraverso l’analisi e la riflessione sull’opera d’arte naturale che proviene direttamente dagli animali, Schelling ritiene che essa ci conduca necessariamente

a riconoscere in tutti i casi d’istinto artistico una certa identità fra i prodotti e i produttori. L’ape produce essa stessa il materiale della sua costruzione; il ragno e il baco da seta estraggono dal proprio interno

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Pablo Interlandi. La forma del colore

 

«L’artista è l’origine dell’opera. L’opera è l’origine dell’artista. Nessuno dei due sta senza l’altro. Tuttavia nessuno dei due, da solo, è in grado di produrre l’altro. Artista ed opera sono ciò che sono, in sé e nei loro reciproci rapporti, in base ad una terza cosa, che è in realtà la prima, e cioè in virtù di ciò da cui tanto l’artista quanto l’opera d’arte traggono il loro stesso nome, in virtù dell’arte»1.

Così sosteneva Heidegger e appare chiaro in questo breve viaggio nell’arte di Pablo Interlandi, in cui l’esperienza della luce si fa colore e le … Continua a leggere »

Banksy/Zorro

 

Ancora una mostra su Banksy. Ancora una volta non autorizzata dall’artista. Questa poi ha anche un titolo surreale che fa riferimento a un secondo principio dai lui mai espresso. Come se poi ce ne fosse già un primo. La mostra si apre con un self-portrait risalente ormai a venti anni fa. Non ci sorprende che l’artista si sia ritratto il volto riassumendolo nei due occhi vigili che guardano attraverso un paio di occhiali su uno sfondo di schizzi di smalto. Banksy è questo. Sempre sul pezzo. Come se quegli occhiali fossero dei potenti teleobiettivi che gli conferiscono il superpotere … Continua a leggere »

Franco Fasulo. La divina mania

 

Corteggiare l’esistenza è la grande sfida di un uomo che miri a svelarne il mistero. E come una donna, ella ha bisogno di una ritualità di modi e di cenni e di poesia e di autenticità e di passione per poter cedere all’inganno e aprirsi all’altro. Ma l’esistenza richiede persino il sacrificio totale a chi ne voglia anche soltanto sfiorare il volto segreto. E inganna ella stessa perché fa credere di essere tutta lì, in quella quotidianità assordante fatta di velocità e di piccole mete giornaliere, costruita sul lavoro routinario e sul divertimento che fa passare il tempoContinua a leggere »

De Chirico e i volti della metafisica

 

Giorgio de Chirico torna a Genova dopo venticinque anni dalla mostra del 1993 che segnava la rinascita della città con il restauro di Palazzo Ducale. Altrettanto simbolicamente il Pictor Optimus compie, a quarant’anni dalla morte e nel centenario del suo discusso e apparente volte-face nei confronti del periodo metafisico, l’ennesima tappa  di un viaggio senza fine.
La scelta di un percorso tematico, piuttosto che cronologico, attraverso stanze metafisiche in cui passato presente e futuro sono trama dell’eterno, segna la cifra esistenziale ed estetica che la mostra intende percorrere con  passaggi apparentemente enigmatici. Il viaggio e il ritorno sono termini … Continua a leggere »

Loris Cecchini. La materia architettonica

Qualunque oggetto può diventare forma perché la forma è la natura degli oggetti; qualunque materia può diventare espressione perché le cose sono segni. Questo è uno dei fondamenti dell’arte contemporanea nella radicale varietà delle sue manifestazioni, un’arte spesso incompresa anche perché come tutto ciò che è nuovo si impone su forme già date modificandole sino a ricrearle in qualcosa di completamente diverso.

In essa, uno degli universi più variegati è quello dell’arte concettuale, capace di contaminare tra di loro scultura, design, pittura, fotografia, architettura. È ciò che fa anche Loris Cecchini che trasforma le pareti in vibrazioni, la luce in Continua a leggere »

Accardi, la luce e gli altri

 

Lievità. È questo uno degli elementi forse meno osservati ma più intrinseci all’arte contemporanea. Una sottrazione di peso, di strutture, di messaggi che lascia scorrere la materia e le forme in flussi molteplici, luminosi, ludici. Di tale leggerezza, Carla Accardi è una protagonista. Le opere esposte al Palazzo Valle di Catania percorrono l’intero itinerario dell’artista dagli anni Cinquanta al presente. Una grande installazione nel cortile del Palazzo –Vie alternative, 2010- accoglie il visitatore col suo bianco e nero elegante e giocoso.
«Dare vita a un’immagine astratta, oggettiva, primaria e libera» è l’obiettivo che Accardi raggiunge attraverso segni Continua a leggere »

Robert Capa

 

Cinquanta fotografie di cinque guerre. Gli occhi di un uomo che le racconta. Sono quelli di Robert Capa (1913-1954)1. La prospettiva è la sua ma diviene universale e chi guarda si ritrova nella storia, cammina nel tempo della follia, sente gli sguardi disperati, vede il rumore sordo della morte, si muove nell’immobilità di corpi senza vita, osserva l’insensatezza della ragione omicida, sfiora l’ingiustizia sul corpo assassinato, percepisce il sudore di certa gioia. E comprende: la paura originaria, l’istante prima della morte, la sofferenza radicale, la tristezza estrema, l’affrancamento dall’orrore. Disorientano quelle foto, perché gettano in uno spazio Continua a leggere »

Accedi | Gestione | Alberto Giovanni Biuso e Giusy Randazzo © 2010-2024 - Periodico - Reg. Trib. Milano n. 378 del 23/06/2010 - ISSN 2038-4386 -

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