Jakob von Uexküll: l’Umwelt dell’animale

Di: Ivana Randazzo
9 Aprile 2011

Nel corso di lezioni tenuto nel semestre invernale del 1929-1930 all’Università di Freiburg su Concetti fondamentali della metafisica. Mondo-finitezza-solitudine Martin Heidegger, nell’affrontare il rapporto dell’animale con il proprio ambiente, prende in esame la teoria biologica di Uexküll e afferma che: «il confronto con le sue ricerche concrete è una delle cose più fruttuose che oggi la filosofia possa far propria della biologia dominante»1.

Heidegger definisce lo stato dell’animale caratterizzato da una povertà di mondo, riprendendo la teoria biologica del barone Jakob von Uexküll (1864-1944) secondo la quale l’animale è chiuso all’interno della propria Umwelt, riceve solo le impressioni per le quali è preformato in base alla sua struttura corporea e reagisce agli stimoli perché ha gli organi adatti. La perfetta armonia tra domande e risposte costituisce la vita e la realtà dell’essere vivente.

Ogni animale si trova adattato e inserito nell’ambiente tramite il circolo funzionale (Funktionskreis) che lo contraddistingue, grazie alla catena del sistema ricettivo e del sistema reattivo. L’animale possiede una rete del percepire (Merknetz) e una rete dell’agire (Wirknetz) che sono in perfetto equilibrio tra loro: «Se ci rendiamo conto del fatto che ogni subietto è legato ad uno o a più obietti mediante numerosi cicli funzionali, questo ci pone senz’altro innanzi agli occhi la prima legge fondamentale per lo studio dei mondi subiettivi; legge che può così formularsi: tutti i subietti animali, dal più semplice al più complesso, sono perfettamente inquadrati nel loro mondo individuale, che sarà semplicissimo per gli animali più semplici, e via via più complicato per le forme più complesse»2. Il Merknetz è molto semplice negli animali inferiori e aumenta progressivamente salendo nella catena della vita organica in cui vi è una maggiore specializzazione degli organi, un sistema nervoso più complesso e un cervello con diversi centri di sensazione.

L’ampiezza e la ricchezza dell’Umwelt di ogni animale dipendono dalla struttura morfologica dei suoi organi. Per il ciclo funzionale della zecca che non vede, non sente e non possiede il senso gustativo, hanno significato solo tre elementi del mondo esterno: l’acido butirrico emanato dal sudore dei mammiferi, il calore emesso dal corpo e dal sangue che l’animale avverte con il senso termico e la pelle liscia che percepisce facendosi spazio tra i peli grazie alla sensazione tattile3.

A partire dallo studio dell’anatomia comparata, della struttura dell’organismo (Bauplan) secondo Uexküll è possibile risalire all’esperienza del mondo, interno ed esterno, dell’animale: «Tanti quanti sono gli animali, altrettanti sono i mondi individuali diversi, in cui il naturalista può scoprire nuovi orizzonti di studio, talmente ricchi e attraenti che esplorarli rappresenta un vero godimento intellettuale. In una bella giornata solatia, iniziamo dunque il nostro vagabondaggio attraverso un prato fiorito, ove ronzano coleotteri e svolazzano farfalle; e intorno a ognuno de suoi abitatori immaginiamo di formare una bolla di sapone, che rappresenti il suo mondo individuale»4. Per Uexküll ogni organismo è come la monade leibniziana, guarda il mondo da una propria prospettiva ma, allo stesso tempo, è un mondo a sé che rispecchia l’universo intero.

Opponendosi alla scienza classica che considerava un unico mondo uguale per tutti gli esseri viventi, Uexküll sviluppa una teoria biologica in aperto contrasto con le teorie riduzionistiche e meccanicistiche del tempo (per tale ragione viene spesso etichettato come vitalista), ponendo al centro della sua biologia teoretica una svariata infinità di mondi percettivi.

Per Uexküll è un errore credere che animali e uomini percepiscono il mondo allo stesso modo: «Uno spazio generico, ossia indipendente da qualunque subietto, non esiste: e quando noi ci aggrappiamo alla finzione di uno spazio unico involgente il mondo intero, lo facciamo soltanto perché, in tal modo, ci sembra più facile intenderci l’uno con l’altro»5.

Ogni cosa può assumere un significato diverso se vista da un animale o da un altro perché la percezione dello spazio, del tempo e anche degli oggetti per ogni specie è strettamente legata ai propri bisogni, per cui l’animale nota soltanto l’oggetto che gli interessa per una specifica azione, percepisce solo quello che cade all’interno della sfera del proprio agire: lo stelo di un fiore in un prato, ad esempio, assume forme assolutamente differenti nel mondo soggettivo di una formica e in quello di una vacca.

La percezione del tempo è differente nel pesce e nella chiocciola. Nel mondo individuale del pesce, infatti, tutti i movimenti appaiono rallentati, in quello della chiocciola più veloci e ancora, mentre ci sono animali che non percepiscono la forma, come per esempio le meduse, ne esistono altri, come le api che sono attratte dalle figure a forma aperta (i fiori) ed evitano quelle con forme chiuse. Alcuni animali non riuscendo ad avere una giusta percezione delle figure, rispondono sempre allo stesso modo indipendentemente dall’ostacolo che hanno davanti: il riccio di mare, ad esempio, agisce nella stessa maniera sia che si tratti di una nuvola, di una barca o del pesce nemico.

Con la sua biologia teoretica Jakob von Uexküll ha aperto nuovi orizzonti in svariati ambiti della cultura moderna e contemporanea, (tra questi: la filosofia di Ernst Cassirer e Helmuth Plessner, la teoria dei sistemi di Ludwig von Bertalanffy, la concezione dell’etologia di Konrad Lorenz e di Niko Tinbergen)6, e ha anticipato alcune questioni proprie della cibernetica, della teoria dell’intelligenza artificiale, e, soprattutto della semiotica, avendo introdotto una terminologia innovativa, capace di ricondurre l’abilità e il comportamento degli animali ai processi di percezione dei segni e di trasmissione dei segnali7.

Note

1 M. Heidegger, I concetti fondamentali della metafisica: mondo finitezza solitudine, Il Melangolo, Genova 1992, p. 337 (Die Grundbegriffe der Metaphysik. Welt, Endlichkeit, Einsamkeit, Freiburger Vorlesungen 1929/1930, Klostermann, Frankfurt am Main, 1983).

2 J.von Uexküll/G. Kriszat, I mondi invisibili, Mondadori, Milano 1936, p. 94 (Streifzüge durch die Umwelten von Tieren und Menschen: Ein Bilderbuch unsichtbarer Welten, J. Springer, Berlin, 1934). Come afferma Cassirer, «questo ferreo cerchio, che connette nell’animale la “rete del percepire” con la “rete dell’agire”, e che in ogni momento con la massima precisione congiunge entrambe e le adatta reciprocamente, appare spezzato, non appena entriamo nel mondo della coscienza specificamente umana e delle modalità di configurazione specificamente umane». L’uomo fa un evidente e significativo salto, passando dalla sfera dell’immediato, caratterizzata dal sistema ricettivo e reattivo, a quella del simbolico, attraverso la quale entra in una nuova dimensione della realtà. In E. Cassirer, Il problema del simbolo come problema fondamentale delle forme, in Id., Metafisica delle forme simboliche, Sansoni, Milano, 2003, pp. 54-55 (Zur Metaphysik der symbolischen Formen, Meiner, Hamburg 1995).

3 J.von Uexküll/G. Kriszat, I mondi invisibili, cit., pp. 84-85.

4 Ivi, p. 79.

5 Ivi, p. 132.

6 Si veda il numero speciale della rivista «Semiotica» (2001, 134) e il fascicolo di «Sign System Studies» (2004, 32) entrambi dedicati all’attualità e alla interdisciplinarietà delle teorie del biologo estone.

7 Uexküll, per spiegare la propria teoria biologica, ha utilizzato numerosi termini innovativi, tra i quali: Umwelt (ambiente o mondo soggettivo-individuale), Merkwelt (mondo percepito), Wirkwelt (mondo effettuale), Merkorgan (organo di percezione), Wirkorgan (organo di effettuazione), Merkzeichen (segno di percezione), Wirkzeichen (segno di effettuazione), Richtungzeichen (segno di direzione), Momentzeichen (segno istantaneo), Lokalzeichen (segno di luogo), Merkbild (figura percepita), Wirkbild (figura effettuale), Wirkton (tonalità effettuale), Wirkraum (campo d’azione), Merkmal (carattere percepito), Wirkmal (carattere effettuale).

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