Filosofie contemporanee

Di: agb & gr
21 Maggio 2020

 

Il concetto di con-temporaneo è troppo spesso confuso con coevo. Cum-tempora, con-i-tempi, non rimanda esclusivamente alle prospettive “al passo con i tempi”, e dunque a ciò che pur essendo antico rientra a buon diritto nel presente, ma piuttosto a quelle filosofie che sono il risultato di prospettive filosofiche di tempi diversi e a quelle filosofie che hanno permesso che molte altre – in tempi molteplici anche distanti tra loro – potessero emergere, come una sorta di emanazione plotiniana. Dall’uno al molteplice ma anche il molteplice nell’uno.
Anche per questo la filosofia non è assimilabile o riducibile ad altri saperi. Tentazione che pure ha percorso il Novecento. La filosofia non è una visione del mondo, una prospettiva storicamente cangiante e sempre dipendente da altre strutture di conoscenza. La filosofia è invece una scienza originaria. Essa è infatti un sapere universale che va molto oltre l’individuo e i suoi pensieri privati, le comunità e i loro valori, i diversi e specifici ambiti del reale con le scienzetecniche che li studiano. Certo, la filosofia attinge anche ai pensieri privati, ai valori collettivi, alla pluralità delle scienze ma va poi sempre oltre gli individui, i gruppi le particolari discipline. La filosofia è volta a cogliere le forme universali del reale. Non dunque δόξα, luogo di opinioni personali e arbitrarie, ma ἐπιστήμη, spazio di un sapere formale, argomentato, oggettivo sull’essere, la verità e il tempo.
E questo vuol dire che ogni pensiero fecondo è sempre filosofia contemporanea, qualunque sia stato e sia il mondo storico, culturale, scientifico, estetico, religioso dal quale quel pensiero prende vita, che sottopone ad analisi, che accoglie o del quale cerca di mostrare i limiti, le oscurità, i rischi.
E dunque in questo numero di Vita pensata alle numerose analisi dedicate alla riflessione del XX e del XXI secolo – Foucault, Gentile, Heidegger, enattivismo e fenomenologia, filosofia africana, ermeneutica, scienze biologiche, la storia della scienza e la Scuola di Milano, le metafisiche contemporanee – si affiancano testi che discutono aspetti della filosofia greca, vale a dire della fonte di ogni pensiero radicale e argomentato sul reale.
La tradizionale attenzione che VP dedica al mondo della scuola è confermata da due specifici contributi. Arte e letteratura sono, come sempre, ben presenti in queste pagine.
Il numero 22 della nostra rivista coincide con i suoi dieci anni di vita. Il primo numero uscì infatti nel luglio del 2010. Crediamo che in questo decennio Vita pensata abbia costituito uno spazio di feconda differenza. Prima di tutto nella varietà di posizioni teoretiche, estetiche, sociologiche che sono via via emerse. E poi anche e specialmente nella dimensione orizzontale che caratterizza la rivista. Essa accoglie infatti contributi che disegnano tutto l’arco della formazione e del sapere, con l’unica condizione che si tratti di testi rigorosi, frutto di un approccio vivace e insieme meditato all’essere e all’accadere del mondo. Così è sempre stato anche per i contributi della sezione Nees che, benché di giovanissimi autori, sono comunque sempre teoretici.
Anche questo numero conferma il verso e il senso dell’indagine sin dall’inizio intrapresa in Vita pensata. Tra gli autori compaiono dirigenti scolastici, dottori di ricerca, professori universitari, dottorandi, liberi studiosi, docenti e studenti delle scuole e dell’università. Si tratta di una ricchezza alla quale teniamo molto, convinti come siamo che la conoscenza costituisca la più implacabile forma di distinzione antropologica – chi sa vive meglio di chi ignora –  e insieme la più democratica forma di convivenza. Chiunque parli o scriva deve infatti saper argomentare ciò che dice, al di là della sua collocazione sociale, della sua età, della sua esperienza.
Una libera comunità di studiosi che attingono dalla ricchezza della storia culturale e cercano –ciascuno con le proprie prospettive – di offrire un contributo alla comprensione di ciò che esiste.

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