Articoli taggati morte

Finale di partita

Ci è pur sempre concesso di dare un significato alla nostra vita. Almeno in teoria. Il nostro ridere e piangere, che non ha più nulla né di eroico né di sublime, si è stancato di combattere con i possibili nomi da dare alle cose. Così, finiamo per sovraccaricare di significato le cose stesse o, occasionalmente, ricordare quelle passate e sperare in quelle future. Samuel Beckett ci parla della verità senza schermi né dolcificanti, attribuendo ai suoi personaggi disillusi e a tratti monotoni i colori spenti della quotidianità. Che si tratti dell’estenuante attesa di Aspettando Godot, dell’esasperato sentimento del niente … Continua a leggere »

L’amore, la guerra

La più grande tra le passioni -l’amore- è una forma di guerra mortale fra i sessi, più simile all’odio che all’amicizia. Questa la tesi di La Rochefoucauld, che Nietzsche e Strindberg faranno propria: «non c’è passione dove l’amore di sé domina così potentemente come nell’amore; e si è sempre più disposti a sacrificare la tranquillità di chi si ama che a perdere la propria»1. Due testi messi di recente in scena al Piccolo Teatro di Milano sembrano confermare questa intuizione.

Nel silenzio delle sale si aggirano leggendo i nomi sulle superfici. Superfici di che cosa? Sembra un museo … Continua a leggere »

N.8, febbraio 2011 – Sulla fine

Qual è la giusta prospettiva attraverso cui intendere l’evento più tragico e insieme naturale che ci contraddistingue e che al contempo rimane il più estraneo?
La consapevolezza di esser-per-la-morte non è scontata e non è vissuta in modo costante e presente. Sfugge volontariamente dal nostro palcoscenico quotidiano per consentirci di assaporare la vita come fosse eterna e di compiere scelte eterne. A volte l’intuizione del “proprio io, proprio a me” giunge inaspettata. Ci liberiamo dall’angoscia che genera -da questa paura senza oggetto, perché di fronte ha l’abisso dell’ignoto- con un deciso atto di coscienza: “non ora, non adesso, dunque non … Continua a leggere »

Soffrire per malattia grave e lutto non è patologico

Approvazione della legge 38/2010 ed elementi dell’approccio palliativo

Le più recenti ricerche intorno a fine-vita e problemi bioetici annessi evidenziano che il desiderio di morte che caratterizza il dolore totale di molte patologie terminali può essere gestito e ridotto grazie alla palliazione. Tale tipo di cura, infatti, volta non al ripristino della salute ma alla riduzione dell’intollerabilità del dolore, permette di restituire, in misura diversa a seconda della patologia e del suo stadio, una qual forma di “benessere” al sofferente. L’eliminazione o la riduzione dell’insostenibilità del dolore riduce altresì la volontà di porre termine alla vita e dunque le richieste … Continua a leggere »

Le armi, la morte

Nel 2010 il Piccolo Teatro di Milano ha rappresentato due testi del drammaturgo svedese Lars Norén (1944). Il primo è Dettagli, spettacolo non del tutto riuscito. Molto diverso è 20 novembre, interpretato e messo in scena da Fausto Russo Alesi che si muove da solo nello spazio aperto e insieme claustrofobico dentro il quale un timer segna l’avvicinarsi della morte e dieci manichini simbolizzano la non-parola che ha contribuito all’esito tragico della vita di Sebastian Bosse.
È infatti di questo diciottenne che il testo di Norén parla. Il 20 novembre del 2006 Bosse entra nella sua scuola di … Continua a leggere »

Oltre la morte?

Le persone che più amiamo, quelle senza le quali è impossibile pensarci vivi, sereni. Il vincolo biologico, psichico, relazionale, quotidiano che a loro ci lega in un nodo indissolubile dentro il quale noi siamo una parte, come una parte è l’altro, sono gli altri. E quanto più giovani siamo e sono coloro che amiamo, tanto più illimitata ci appare la vita in loro compagnia.

All’improvviso, però, può accadere. In una giornata qualsiasi, mentre Jason -11 anni circa- va a prendere qualcosa in farmacia per la madre, un camioncino lo investe. Marcus, suo inseparabile gemello, non può accettare la morte del … Continua a leggere »

You don’t know Jack

You don’t know Jack –che verrà trasmesso su Sky in Primavera- ripercorre la storia del medico statunitense di origine armena Jack Kevorkian (1928), soprannominato “il dottor Morte” per la sua attività a favore dell’eutanasia.
Quali sarebbero i vostri pensieri se qualcuno sostenesse che la schiavitù è un fatto del tutto naturale e chi la combatte mette a rischio la struttura sociale? Che il geocentrismo è una verità stabilita dalle più antiche scritture umane e i suoi avversari vanno messi in galera? Che le donne sono biologicamente e culturalmente inferiori agli uomini? Che bisogna praticare gli interventi chirurgici senza alcuna anestesia … Continua a leggere »

La fine di tutto

Un vuoto quasi perfetto. Questo è l’universo che conosciamo e nel quale abitiamo. Uno spazio gelido e buio, «composto per il 74 per cento di energia oscura, per il 21 di materia oscura e per il 5 di materia ordinaria», dentro la quale il materiale che compone le stelle non va oltre lo 0,5 per cento dell’intero cosmo (p. 270). È da questo vuoto che è venuto ciò che chiamiamo “vita” e da questo vuoto verrà la distruzione, o attraverso l’evento traumatico dell’impatto di un asteroide o di una cometa con la superficie terrestre oppure, in ogni caso, con lo … Continua a leggere »

Che cosa vuol dire morire

«Siamo così impreparati di fronte alla morte che l’unica risposta che la nostra cultura ipertecnologica sa offrirci è fingere che non esista. Ma è una scommessa: in pochi avranno la fortuna di varcare la porta a occhi chiusi, con passo leggero e svelto. E gli altri? Costruire una nuova cultura della morte, che non sia dominio esclusivo della medicina né rimozione di un evento inevitabile, è l’unica strada possibile. Di più: è un compito di cui essere all’altezza. Per questo è necessario che la filosofia scenda in campo e faccia la sua parte» (p. VIII). Sulla base di questa convinzione … Continua a leggere »

Amore e morte

Lev Nikolaevič Tolstoj e Thomas Mann, rispettivamente in La morte di Ivan Il’ič e La morte a Venezia, affrontano il tema del morire da due prospettive differenti, quella di Ivan Il’ič, che lo vive con orrore confrontandosi con la verità del suo vissuto, e quella di Gustav von Aschenbach, che corre incurante verso la morte, placando la follia di Eros, restituendolo all’imperturbabilità che aveva contraddistinto la sua vita. Due visioni filosofiche che non sono risposte definitive al tema trattato, ma viaggio lucido e disincantato dentro l’animo di chi scopre che la morte –di solito degli altri- adesso lo … Continua a leggere »

Accedi | Gestione | Alberto G. Biuso e Giusy Randazzo © 2010-2023 - Periodico - Reg. Trib. Milano n. 378 del 23/06/2010 - ISSN 2038-4386 -

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