Tempo e materia. Una metafisica

Di: Noemi Scarantino
21 Maggio 2020

 

Nella sua più grande opera dialettica e metafisica, il Sofista, Platone delinea i caratteri fondamentali della metafisica, concludendo che il movimento e la quiete sono momenti costitutivi essenziali dell’Essere di tutte le cose e che l’Essere stesso, gli enti e le idee sono pervasi e attraversati da due generi fondamentali: l’identico e il diverso. Platone offre a tutto il pensiero filosofico occidentale il connubio metafisico di identità e differenza che definisce la metafisica come una struttura stabile ed eterna ma mutevole e diveniente al contempo. La metafisica abbraccia finalmente la molteplicità della sua struttura e degli enti; essa non è più soltanto lo studio dell’intero ma anche delle parti. Una metafisica siffatta è ciò che Tempo e materia accoglie per comprendere la complessa struttura delle sue parti: il tempo, la materia, l’Essere.

Che il tempo, così come l’Essere, sia una delle parti della metafisica è un assunto quasi ovvio a chiunque provi a interrogarsi su di esso, poiché comunemente è considerato oggetto della metafisica il non visibile e l’incorruttibile, dunque ciò che non ha un corpo. Tuttavia, Alberto Giovanni Biuso, pur abbracciando gli insegnamenti del Sofista, vuol affermare la necessità di una metafisica materialistica, prospettiva a primo acchito inusuale e magari anche paradossale. Ci si potrebbe chiedere, infatti, com’è possibile accostare metafisica e materia? come può la materia essere parte della metafisica? come si può essere platonici e materialisti allo stesso tempo? Domande lecite e sensate se si assume come vero che materia sia tutto ciò che ha un corpo, animato o meno, percepibile direttamente con i sensi e destinato a generarsi e corrompersi, ma molto meno lecite se si osserva che la materia non è soltanto questo.
Rimanendo nell’ottica platonica è assai utile ed essenziale ricordare alcune pagine significative del Timeo, in cui Platone spiega che tutto ciò che esiste visibilmente nel cosmo è il frutto dell’attività del Demiurgo, il quale plasma una materia (χώρα) che esiste da sempre ed è «come un materiale su cui s’imprime l’impronta di ogni cosa, mossa e divisa in figure diverse dalle cose che vi entrano, a causa delle quali essa appare via via sempre diversa. Le cose che in essa entrano e che da essa escono sono immagini degli enti eterni, e da questi ricevono le loro impronte»1.

La materia è per Platone e per la tradizione greca in generale un materiale inerte, indeterminato, contenente di un contenuto, ma soprattutto è eterna, esiste da sempre per necessità e non ammette corruzione; quando ciò che contiene, cioè gli enti sensibili, si corromperà definitivamente, essa continuerà comunque a esistere. La χώρα è lo spazio universale, il luogo, il corpo, la materia in generale in cui tutto esiste e si muove e di cui ogni cosa esistente è fatta. Una prospettiva che si definisce platonica può dunque in questo senso assumere la materia come parte della metafisica e può affermare l’esigenza di una metafisica materialistica. «Ciò che conta nella metafisica come nell’agire, nel pensare come nel vivere è l’apertura alla pluralità, la ricerca dell’identità che non pregiudichi le differenze ma che di esse viva, sia composta, si nutra»2 e una metafisica materialistica è capace di fare proprio questo, poiché indagare la pura materia significa indagare la molteplicità e la mutevolezza dell’Essere, del tempo e del mondo.

L’autore assume a questo proposito non soltanto i termini della metafisica platonica, ma anche i metodi della fenomenologia di Husserl e Heidegger, fondamentali per oltrepassare sia la pretesa soggettivistica di essere i creatori di un mondo che in realtà esiste e si dà indipendentemente da ogni osservatore, sia la tendenza oggettivistica che illude il corpomente di poter conoscere il mondo prescindendo da se stesso. Soggettivismo e oggettivismo, corpo e mente sono in realtà momenti inseparabili e in costante relazione biunivoca, non esiste l’uno senza l’altro e pertanto non può essere accettata alcuna forma di dualismo o monismo ma solamente l’unità molteplice di tutte le cose.

Il mondo non è un immobile e identitario involucro, ma è fatto di enti, eventi e processi che esistono in una fitta trama di relazioni all’interno della quale ognuno conserva la propria identità differenziandosi dall’altro e in cui ogni ente, evento e processo particolare muta e diviene pur mantenendo la propria identità. L’Essere appartiene a enti, eventi e processi, in essi appare e nel loro divenire, che è lo scorrere incessante del tempo, diviene in molti modi. L’Essere è dunque «l’apparire della differenza nel tempo»3. L’Essere, il tempo e il mondo sono un’incessante dinamica di identità e differenza, dinamica che è anche il cuore pulsante della metafisica all’interno della quale ci si può addentrare solo accettando un’ontologia insieme fenomenologica e temporale.

«Πάντα ῥεῖ […] non indica dunque il dominio della pura differenza che tutto distingue, dissemina e travolge ma si riferisce alla dinamica, πόλεμος, di differenza e identità, la quale rende possibile che ogni istante sia un istante del tempo e ogni ente sia ente dell’essere, pur non coincidendo nessun singolo istante con il tempo e nessun singolo ente con l’essere»4. La materia è allora strettamente in relazione con l’Essere e il tempo sia perché tutto ciò che esiste e ha un corpo è materia che si immerge nell’Essere e nel tempo, sia perché la materia che precede gli enti è da sempre nell’Essere e nel tempo. Nella materia universale l’Essere si schiude nella forma del tempo che nel suo fluire (χρόνος) lineare determina la generazione dei corpi, quali parti della materia destinata alla corruzione, e nel suo essere unico (αἰών) e ciclico garantisce alla materia e all’Essere il carattere sempiterno nella dinamica di identità e differenza.

«La materia è dunque anche la corporeità»5 dei corpimente che agiscono, vivono e pensano in quanto tempo in atto. Gli umani sono «strumenti del tempo»6 ma soprattutto sono temporalità. Il corpomente esperisce, conosce, pensa ed esprime il mondo nei modi della temporalità, ma ciò non significa che il tempo sia un’illusione della mente o qualcosa di solamente interiore. Il tempo è infatti anche una realtà oggettiva che, in termini aristotelici, è presente in tutte le cose, visibile nel movimento e nel mutamento. Meinong insegna che parimenti all’Essere e alle realtà universali anche il tempo non esiste ma consiste e pertanto la mente dell’uomo può vedere il tempo esperendolo nel mutamento (μεταβολή) e movimento (κίνησις) degli altri enti, nel succedersi degli eventi e dei processi, nel mutare delle ore, dei giorni, dei mesi e degli anni, nei movimenti ciclici della terra e degli astri, nella dimensione presente dello spazio. Il tempo unifica immanenza e trascendenza creando una continuità di enti, eventi e processi dotata di senso dal corpomente che li elabora e ordina attraverso le categorie temporali fondamentali: passato, presente e futuro; «infatti, tutto ciò che è materico ed è pensabile consiste in una fuga, nel divenire, nell’essere stato, nel non essere più, nel poter essere ancora. […] L’aporia della invisibilità del tempo si risolve nella corporeità che ricorda […], tesa a durare»7.

Errori come la matematizzazione, la spazializzazione, la riduzione chimico-fisica hanno condotto molti fisici a ritenere il tempo un’illusione: teoria dell’invarianza einsteiniana, fisica quantistica, teoria delle stringhe, logicismo di Gödel hanno ridotto il tempo a qualcosa di puramente fisico, spaziale e ideale. In realtà il tempo esiste nella mente e nella materia e per comprenderlo occorre accettare l’irreversibilità dell’accadere e dissolversi delle cose, questione che trova il suo sviluppo nelle leggi della Termodinamica. Il secondo principio della Termodinamica argomenta la struttura entropica della materia, il cui fluire e divenire non è altro che un aumento senza limite del disordine molecolare. Dunque nella freccia del tempo la materia aumenta il suo livello di disordine ed è strettamente connessa alla mente che ne percepisce il mutamento.

Alla radice dell’esistenza mente e materia sono un’unica struttura, difatti l’umano è corpomente, cioè una parte di materia che interagisce con il mondo per mezzo dei sensi e della mente, la quale si struttura internamente nella cosiddetta coscienza. Quest’ultima contiene tutte le informazioni relative al vissuto del vivente, è il luogo della memoria in cui hanno sede i ricordi del passato attraverso i quali gli eventi presenti hanno un senso e gli eventi futuri sono attesi sulla scorta di quanto già accaduto. La coscienza umana è intrisa di tempo e pertanto può dirsi unitaria e continua ma anche differente, dacché accoglie la differenza dei vissuti temporalmente organizzati e la differenza del tempo stesso. Tutto ciò che l’umano vive, ricorda e attende avviene nel presente, nello spaziotempo in cui si trova a vivere, nel lebendige Gegenwart senza cui nulla esiste e si dà, che è «fenomeno originario dell’essere e del conoscere»8. Il presente non è mai immobile e unico ma in esso passato e futuro vivono nelle forme del già stato e del non ancora; il presente è coscienza d’esserci all’interno di un flusso inarrestabile. «Passato presente e futuro non sono treunoma costituiscono l’unitaria pluralità del divenire naturale e della sua misurazione da parte di una coscienza»9, divenire inarrestabile che alla dissoluzione degli enti sopravvive e fluisce allo stesso modo in cui la materia permane ed esiste da sempre nello spaziotempo.

Il corpomente percepisce ed esperisce gli enti e gli oggetti, li elabora interiormente attraverso la temporalità coscienziale e tuttavia non li crea, essi esistono indipendentemente dal percipiente e hanno un loro tempo che assieme a quello coscienziale è parte del tempo del mondo, a sua volta parte del tempo vero e vivo. Husserl ha dunque ragione a definire il tempo la forma di tutte le forme, poiché davvero il tempo è una struttura unitaria e molteplice, presente nella coscienza, nella materia, negli enti individuali e anche nei sogni e nelle fantasie. Tutto ciò che esiste, consiste e ha esistenza come se ha una propria forma del tempo, è parte del divenire che non dipende dal singolo individuo allo stesso modo in cui «l’essere non dipende da alcuna coscienza, la quale consiste in quella parte della materia che è diventata capace di autocomprendersi»10.

L’Essere è ciò che permette a qualcosa di essere, esso si dà e si manifesta negli enti e soltanto assumendo la metafisica come differenza ontologica è possibile cogliere il suo manifestarsi. Il disvelamento dell’Essere negli enti e nella materia universale è ἀλήθεια ed è un accadere dinamico che testimonia la struttura intrinsecamente temporale dell’Essere. Come il tempo anche l’Essere non si corrompe con gli enti materici ma sopravvive, poiché il flusso universale unico lo conserva assieme alla materia originaria. Anche in ambito metafisico dunque la Termodinamica arriva in soccorso: il primo principio sostiene l’indistruttibilità e la conservazione dell’energia nella continua trasformazione di tutte le cose, trasformazione che il principio dell’entropia vede in illimitata e irreversibile crescita.

L’Essere è differenza, trasparenza, attrito ma anche e soprattutto energia che si diffonde nelle cose e nel loro divenire si conserva, mentre le cose mutando incessantemente si corrompono irreversibilmente. La fenomenologia temporale di Husserl e la fenomenologia ontologica di Heidegger danno vita all’ontologia fenomenologica e temporale che permette di cogliere negli enti il manifestarsi, il venire alla luce dell’Essere e del tempo così come si danno e nei limiti in cui si danno.

È nella materia che avviene la totale manifestazione dell’Essere nei modi dell’αἰών, χρόνος e καιρός e dunque tempo e materia sono un’unica struttura: la materia è l’Essere che diviene, il tempo è la percezione dell’Essere che diviene. Il χρόνος è il fluire lineare della materia, il durare e il succedersi di enti, eventi e processi nel mondo, la differenza in cui essi fondano la loro identità; l’αἰών è il flusso unitario nella sua interezza, l’eterno di Platone e Aristotele, la durevolezza infinita della materia sempre vivente e del cosmo che permette il ripetersi ciclico dei loro processi, il perpetuarsi infinito della dinamica di identità e differenza di tutte le cose percepibili e non percepibili. Αἰών e χρόνος sono l’alveo e il fiume, l’identità e la differenza del tempo, e nella differenza che è il χρόνος vivono in relazione il passato, il presente e il futuro come parti identiche e differenti del flusso. Linearità e ciclicità danno vita a una spirale che giunge a pienezza nel καιρός, cioè l’occasione presente che racchiude in sé il già stato e il non ancora e che istantaneamente si trasforma nel già stato, nel non più afferrabile.

Καιρός è il massimo splendore dell’Essere, del divenire, del tempo ma anche della materia, infatti «la polisemanticità del tempo permane nel καιρός inteso come pienezza e perfezione della materia consapevole di se stessa in un corpomente che dice adesso»11. Il καιρός non è l’istante ma è la pienezza che si verifica nell’istante (ἐξαίφνης), enigmatico e inafferrabile “non luogo” che Aristotele ha risolto nell’ora (νῦν), quale connessione e limite del tempo, e Husserl nell’adesso ora, nell’adesso ritenuto e nell’adesso che viene; il tempo è la dinamica tra l’Urimpression (istante) e lo Strömen delle varie impressioni e dei vari istanti.  Αἰών, χρόνος e καιρός definiscono l’unità temporale di mente e materia, dacché la coscienza umana «è tempo e di converso il tempo si incarna nell’umana consapevolezza di esserci. […] Siamo molto vicini a ciò che in Sein und Zeit è il tempo come gewesend-gegenwärtigende Zukunft»12.

Il pensiero eracliteo è sicuramente il presupposto di fondo di Tempo e materia, ma contrariamente a quanto si è soliti credere esso conserva in sé i caratteri dell’eleatismo. Eraclito espone a più riprese la necessità che si dia non soltanto una pura differenza di tutte le cose ma anche la loro identità: dal πόλεμος scaturisce l’Armonia del κόσμος, dell’Uno, del Tutto, del λόγος che è raccoglimento dell’Intero. Eraclito insiste sulla differenza come momento da cui tutto scaturisce ma anche accetta l’unione con l’identità, Parmenide tende invece a esaltare unicamente l’identità come elemento fondante, ciononostante entrambi indagano la stessa cosa: l’Intero. La loro convergenza di pensiero è intuita e messa in pratica nel Sofista di Platone e successivamente analizzata e organizzata filologicamente e teoreticamente nell’intero pensiero di Heidegger per dar vita a una profonda riflessione metafisica che non si riduca a una mera critica ma che aspiri a recuperare la differenza ontologica.

Dunque nonostante la critica e il rifiuto della radicalità ontologica di Parmenide questo testo accoglie comunque in larga parte i suoi insegnamenti sia nell’ammettere una forma di eternità volta a conservare l’Essere, il tempo e la materia, sia nel tentativo fenomenologico di andare oltre gli enti iniziato dall’Eleate, «il quale va oltre l’indagine ontica sui singoli elementi che compongono la struttura, per incentrare il suo pensare sulla dimensione ontologica, sulla struttura stessa nella sua universalità, totalità e relazione con la parte umana che la pensa»13. Questi presupposti vengono coniugati da Biuso al già in sé fecondo pensiero eracliteo per articolare una metafisica materialistica che descriva «un mondo composto di atomi, molecole, forze che sono e agiscono dentro l’infinita struttura dello spaziotempo, senza principio – da dove e da chi potrebbe prenderlo? – e senza fine – per diventare che cosa? il nulla? Il nulla non è, la materia è tutto ed è eterna»14.

 

Note

1 Platone, Timeo, a cura di F. Fronterotta, Rizzoli-BUR, Milano 2003, 50c3-9, p. 267.

2 A.G. Biuso, Tempo e materia. Una metafisica, Olschki Editore, Firenze 2020, p. 5.

3 Ivi, p. 8.

4 Ivi, p. 13.

5 Ivi, p. 17.

Tim, cit., 41e6, p. 231.

7 A.G. Biuso, Tempo e materia. Una metafisica, cit., pp. 26-27.

8 Ivi, p. 127.

9 Ivi, p. 37.

10 Ivi, p. 43.

11 Ivi, p. 116.

12 Ivi, p. 128.

13 Ivi, p. 120.

14 Ivi, p. 144.

 

Alberto Giovanni Biuso
Tempo e materia
Una metafisica
Leo S. Olschki Editore, Firenze 2020
Pagine X–158
€ 29,00

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