Recensioni
TITANE. Metamorfosi di carne e metallo per l’Oltre-Umanità
Perché Titane al femminile? I Titani nella mitologia greca appartengono alla generazione precedente le divinità dell’Olimpo, nati da Urano e Gea, erano le forze pulsionali e primordiali del cosmo, esiti del χάος prima del κόσμος regolatore, che tuttavia continuava a consentire qualche vitale e divina trasgressione a danno degli umani vieppiù puniti per la loro ὕβϱις a differenza degli dèi. Ebbene la protagonista del film non è una semplice appendice, una Titanide, come venivano appellate le mogli, sorelle, compagne dei Titani; non è nemmeno umana, perché ancora priva di contorni, di forma, di perimetro in grado di contenerne … Continua a leggere »
I corpi di Cattelan
Lo Hangar Bicocca di Milano, esempio chiarissimo di archeologia industriale trasformata in spazio artistico, è diviso in quattro grandi luoghi, tre dedicati alle mostre temporanee e uno che ospita I sette palazzi celesti di Anselm Kiefer.
I tre luoghi sono denominati Piazza, Navate e Cubo. Si tratta di spazi enormi, che di solito vengono riempiti in parte con opere e installazioni di ogni genere. Stavolta, però, possono essere goduti nel loro vuoto. Rarefatto è lo scandire del cammino (varie centinaia di metri), impassibile il silenzio, quasi sacro il misto di luci e ombre, che diventa … Continua a leggere »
I corpolori di Maura Canepa
Stendersi, alzarsi, muoversi, volgersi, fermarsi, trattenersi, slanciarsi, unirsi. Assembrarsi. Verbi che necessitano di un corpo che vive. Riflessivi che hanno bisogno di un soggetto che è in un qui che non può essere Flatlandia, l’immaginario mondo ideato da Abbot in cui si vive a due dimensioni, in una sorta di grande tela in cui la grammatica dei verbi è confinata a uno spazio piatto. Il mondo che diviene pittura. Con Canepa c’è un rovesciamento. Nella pittura i suoi colori vivono la quadridimensionalità della realtà. La tela non basta, infatti. Diviene un basamento, non uno spazio su cui dipingere, … Continua a leggere »
A che punto siamo?
A che punto siamo? Questa la domanda che si pone Agamben e che ci porremo anche noi nelle pagine che seguono. Siamo al punto in cui la politica è interamente e senza residui una biopolitica. Il dispositivo di governo di cui abbiamo avuto esperienza nell’ultimo anno è quello della biosicurezza, che risulta dall’abolizione della prossimità e «dalla congiunzione tra la nuova religione della salute e il potere statale col suo stato di eccezione» (p. 13). Il carattere religioso del discorso medico-scientifico e la centralità della nozione di nuda vita sono gli elementi che emergono con più chiarezza. Tenterò … Continua a leggere »
Epistemologia e filosofia della scienza
Ciò che chiamiamo scienze -e la scienza in generale- è una delle massime imprese alle quali la specie umana possa giungere e sia giunta. Scienza è infatti una riflessione costante, rigorosa e asintotica sugli enti che si trovano nel mondo (ontologia), sul modo nel quale essi possono essere conosciuti (gnoseologia), sulle condizioni, possibilità e limiti del rapporto tra gli enti che ci sono e il modo nel quale vengono appresi (epistemologia).
ἐπιστήμη vuol dire in greco una conoscenza oggettiva, universale e condivisa; diversa dunque rispetto alla semplice δόξα, intesa come l’idea che ciascuno si fa del mondo sulla base … Continua a leggere »
Il vero prende corpo. Garbolino Rù
A volte sembra che le parole si facciano povere per dire il grande, il bello, il vero, l’autentico dell’artistico. Così ci si avverte inappropriati, inopportuni, incapaci e persino ingrati verso il linguaggio nell’incauto tentativo di ascoltarlo per comprendere come sia possibile che delle opere d’arte possano rappresentare col loro semplice stare l’Arte stessa o ancor di più il Vero. Questa inadeguatezza è nelle parole quando sono maldestramente tessute restituendo un discorso inconsistente, semplice flatus vocis. Le parole infatti sono materia prima del linguaggio. Nello stesso modo il bronzo, l’alluminio, il gesso, il legno, ad esempio, sono sostanza della scultura. … Continua a leggere »
Il maestro vuoto
La manipolazione consapevole ed intelligente delle abitudini e delle opinioni organizzate delle masse è un elemento fondamentale nella società democratica. Coloro che manovrano questo impercettibile meccanismo della società costituiscono un governo invisibile -l’autentico potere dominante nel nostro Paese. Uomini di cui non abbiamo mai sentito parlare governano i nostri corpi, modellano le nostre menti, suggeriscono le nostre idee.
Così scriveva nel 1929 Edward Louis Bernays in un testo fondativo del marketing: Propaganda. L’arte di manipolare l’opinione pubblica (cit. da F. Mazzoli e G. Paciello a p. 237).
La vicenda Covid19 va letta anche in questa chiave sociologica, economica e … Continua a leggere »
Gabriella Corbo. Il concetto che media
Che l’artista guardi oltre e dentro gli enti e produca a partire da un’intuizione estetica che è la fonte produttiva dell’opera che gli appartiene intimamente e con la quale rimane in stretta correlazione, lo aveva ben spiegato Schelling. Nella Filosofia dell’Arte, attraverso l’analisi e la riflessione sull’opera d’arte naturale che proviene direttamente dagli animali, Schelling ritiene che essa ci conduca necessariamente
… Continua a leggere »a riconoscere in tutti i casi d’istinto artistico una certa identità fra i prodotti e i produttori. L’ape produce essa stessa il materiale della sua costruzione; il ragno e il baco da seta estraggono dal proprio interno
«Devo ricordare»
La memoria può essere ripartita in due grandi sezioni: memoria primaria o a breve termine e secondaria o a lungo termine. La prima dura pochi secondi, il tempo –ad esempio- di ripetersi un numero telefonico da trascrivere sulla rubrica (ripasso articolatorio) e a sua volta si suddivide in memoria verbale o fonologica (un suono percepito, una parola ascoltata, una informazione o una cifra letta, che formano il circuito fonologico) e memoria visuospaziale, la quale produce le immagini mentali che continuamente si formano e si dissolvono nella nostra coscienza e il cui flusso forma in gran … Continua a leggere »
La metafisica del tempo in Spinoza
La storia della filosofia è per Yitzhak Melamed un’occasione critica di confronto, analisi e disvelamento delle credenze, dei pregiudizi, delle parzialità spesso insite nel senso comune, nella tradizione, nell’apparente evidenza dell’ovvio. Per chi così intenda anche il lavoro storiografico – e non soltanto quello teoretico – «Spinoza rappresenta una vera e propria fonte dell’eterna giovinezza» (p. 148).
La sua è infatti una «metafisica selvaggia» (108) che è assai più fecondo osservare nel suo habitat naturale piuttosto che costringere all’interno di gabbie precostituite. Spinoza, in altri termini, non va domato ma va compreso, al modo in cui Spinoza invita a … Continua a leggere »